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L’Adelphiade - Ovvero: Il buonanno si vede dal mattino. Settimana 4

Come raccontavo qui, l'unico vero proposito per il 2020 è di leggere un Adelphi al giorno, finché ne ho il tempo, finché altre incombenze me lo concedono, finché dura l’entusiasmo.

Chiudo la quarta settimana, 28 giorni, quasi una fase lunare ed è vero che è la luna a farmi spesso da luminescente compagno di lettura. A volte le cose importanti si scoprono e si mettono nel giusto ordine se appena rischiarate. E così va con le parole che pagina dopo pagina s'accompagnano nei testi.


L'hashtag social è #unadelphialgiorno.


Ecco com’è andata la quarta settimana. Commentate, se vi va, e ditemi se avete scoperto qualche libro interessante con queste piccole note di lettura.

GIORNO 22


V. S. Pritchett, La donna del Guatemala, PB 438

Sono due i racconti contenuti in questo volumetto, e sono bellissimi, mossi da episodi all'apparenza di poco conto e smossi fino alla radice in un'esplorazione attentissima e niente affatto retorica.

Entrambi, per come li ho intesi io, affrontano un aspetto spesso tenuto fuori dai radar di chi si occupa di cose d'amore: il fascino del brutto, del deforme, di ciò che repelle alla vista, all'olfatto, al gusto anche; c'è un che di misterioso nella capacità che il brutto ha di blandire e sedurre, nonostante la ragione riconosca che ciò che ci sta attraendo fino a poco prima sarebbe stato, senza fronzoli né pentimenti, rifiutato, deriso, calpestato. La prosa di Pritchett è diretta, algida, sicura e c'è al fondo uno sguardo ironico tanto tanto britannico. Che piace.


GIORNO 23


Arthur Schnitzler, Il ritorno di Casanova, Gli Adelphi 18

Come avvisa l'autore nel poscritto niente di quanto è narrato - a parte qualche dettaglio, marginale - è vero. Eppure potrebbe, pensa il lettore, e ciò basta per questa novella che, terminata, fece dire allo stesso Schnitzler di aver riacquistato la vena creativa perduta.

Al centro c'è la lotta inesauribile che vive nell'animo del Casanova, il più famoso sciupafemmine della nostra storia e non solo e che ha come protagonisti: il desiderio di riscatto sociale, che deve prendere la forma del permesso di rientrare a Venezia senza timore di dover scontare la pena non terminata per via della famosa evasione dai Piombi; la volontà di attaccare e vincere Voltaire, attraverso un libello polemico che il nostro sta scrivendo; la brama di conquistare una giovinetta appena conosciuta e a tutta prima capace di resistere, senza per altro grandi sforzi, alle doti fascinose di un uomo che, seppur ormai invecchiato, ancora presume di mantenere un certo appeal. A tutto sovrastare, ecco l'amara presa di coscienza che il tempo ha le sue ragioni contro le quali nessuna nostra azione vale, nessun sorriso conta, nessuna conquista dura.


GIORNO 24


Wystan Hugh Auden, La verità, vi prego, sull'amore, PB 339

In inglese è Tell Me the Truth About Love. E suona forse più come una sfida che non come una preghiera. Sono dieci poesie, raccolte in volume ma originariamente pensate per un utilizzo autonomo. Alcune furono scritte per essere musicate da Benjamin Britten ed è dunque più alla folk ballad che ci si deve riferire affrontandole. Ognuna ha il suo stile, il suo proprio registro e un diverso sguardo su questa cosa tanto comune e tanto ignota chiamata amore.

I testi sono introdotti da una nota di Iosif Brodskij, che di poesia se ne intendeva, e che mette in luce alcuni temi cogenti al fondo delle liriche. Brodskij parla di Auden come del più grande poeta inglese di quel secolo, che pur ne ha lasciati in dote. Queste righe non vogliono smentire Brodskij, né a lui plaudire, ma invitare a leggere. Se potete, fatelo sulla versione inglese la cui musicalità passa a stento nella nostra lingua.


GIORNO 25


Alfred Jarry, Gesta e opinioni del dottor Faustroll, patafisico, PB 161

È il libro che all'inizio del Novecento (1911) ha fatto conoscere ai lettori la scienza delle scienze o, meglio, la scienza delle soluzioni immaginarie, la patafisica essendo infatti impegnata a studiare (e a trarre) non già le regole, ma le eccezioni, i casi, le deviazioni, l'eccentricità, le divagazioni. E come farlo se non attraverso il più strano dei viaggi, compiuto dal Faustroll patafisico e da una coppia improbabile di improbabili compagni (per tacer dell'imbarcazione)?

Non aspettatevi un andare calmo e placido né figurale (è un continuo scapicollarsi da un'isola all'altra), né letterale (neologismi, sintassi arzigogolata, abbondanza di figure retoriche e tutto quanto uno scrittore può fare per ingarbugliare la matassa). Alla fine, il sospetto che l'assurdità cantata svegli dall'incantamento della normalità.


GIORNO 26


Joseph Roth, La leggenda del santo bevitore, PB 20

Il clochard Andreas Kartak, fuggito a Parigi dalle regioni orientali dell'Impero asburgico, irregolare, riceve da un uomo misterioso una cifra importante, e si impegna a restituirla nella cassetta delle offerte della chiesa di Ste-Marie des Batignolles di lì a una settimana. Al centro del racconto sta il contrasto tra il desiderio di mantenere la parola data e l'incapacità di resistere alle tentazioni del mondo.

Ecco il caso di una rilettura a distanza di anni. Si conferma la sensazione che avevo prima di riprenderlo in mano, vaga eppure sicura, di generale disaffezione. Non sono un sostenitore di questo che pure è tra i racconti più famosi della letteratura occidentale. Trovo che il suo valore testamentario - è stato scritto poco prima della morte e pubblicato postumo - superi di gran lunga quello letterario, sia per colpa di uno stile ridondante, sia per un carico allegorico troppo evidente, quasi parabolistico. Ermanno Olmi ne ha tratto un film.


GIORNO 27

Vasilij Grossman, L'inferno di Treblinka, Biblioteca minima 41

Che dire? Si tratta di un articolo uscito nel 1944 sulla rivista Znamja, ad opera di Grossman che allora era corrispondente di guerra dell'Armata Rossa. Spiega, senza mezzi termini e con uno stile assieme chirurgico e letterario, cosa fosse Treblinka nella sua doppia tremenda espressione dei due blocchi, l'uno destinato a detenuti "comuni", l'altro agli ebrei. Narra l'orrore di un'operazione malefica compiuta da esseri umani e mette in luce la spietata lucidità e la precisione scientifica e tecnica con le quali è stata messa in atto. Da leggere e far leggere periodicamente.


GIORNO 28


William Somerset Maugham, In villa, PB 431

Sono le storie e le atmosfere tipiche di Maugham, trattate con la consueta dose di cinica ironia e così ben scritte che ti vien voglia di iniziarne subito un altro. In questa novella protagonista è una donna, una vedova, che soggiorna in una villa prestatale da alcuni amici alle porte di Firenze. Tra i saliscendi delle colline e i colori e i rumori di una campagna dei primi decenni del Novecento, un fatto di sangue sconvolge la donna e incrina l'atmosfera quasi sospesa, tipica di un salotto buono in cui la conversazione e la dissimulazione regnano sovrane. A complicare le cose, due uomini diversissimi, opposti, le dichiarano il loro amore e la chiedono in sposa. Una narrazione perfetta, che guarda alle storie del mistero ma in più richiama i grandi racconti del mito.

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